Benvenuti in Ciociaria

Territorio rurale, descritto spesso anche al cinema, è un autentico scrigno di eccellenze naturali, storiche e gastronomiche. Che aspetta solo di essere esplorato
 

Se al mordi-e-fuggi preferite i ritmi lenti e se amate l’Italia “minore”, una meta imperdibile è la Ciociaria, che corrisponde all’incirca alla provincia di Frosinone. Siamo nel cuore del Lazio più autentico e genuino, tra resti di civiltà antichissime e fiorenti centri abitati con raffinate testimonianze storiche e artistiche. Un territorio a vocazione agricola e pastorale con prodotti gastronomici di rara qualità. Fulcro dell’esplorazione può essere Arpino, patria di Marco Tullio Cicerone e uno dei pochi paesi in cui abili artigiani realizzano ancora i calzari che hanno dato il nome alla regione, quelle ciocie usate un tempo da contadini e pastori nella loro fatica, oggi indossate solo nelle numerose feste in costume.

Rifugio degli dei
La visita di Arpino può partire dall’alto, dalla cosiddetta Civitavecchia, ossia l’acropoli della città preromana (VII-VI sec. a.C.), circondata da mura megalitiche e con una singolare porta ad arco acuto. Sulla spianata, dall’alto della Torre (medievale) detta di Cicerone, lo sguardo spazia su un panorama magnifico, dal centro storico sottostante a una vasta porzione della valle del Liri. Anche altri centri
ciociari presentano resti di mura preromane: Anagni, Ferentino, Alatri e Atina le principali e meglio conservate.

I luoghi dello spirito
Dall’antichità al medioevo non mancano eredità importanti. A cominciare da quella benedettina. Dal Sacro Speco (e Santa Scolastica) di Subiaco all’abbazia di Montecassino è un susseguirsi di luoghi dedicati allo spirito. A unirli, un itinerario da percorrere a piedi o con altri mezzi del turismo lento (bici, cavalli, asini…). Per prima si incontra la grandiosa Certosa di Trisulti, immersa in una foresta intatta e rigogliosa di querce e castagni. Da qui si scende all’abbazia di San Domenico a Sora, edificata sui resti della villa paterna di Cicerone, per raggiungere poi quella di Casamari, gioiello gotico-cistercense. Volendo, si può scendere ancora verso la costa e toccare l’abbazia di Fossanova a Priverno. Ma i luoghi della fede che meritano una visita sono anche altri: a Boville Ernica si ammira il presepe scolpito più antico del mondo e il Mosaico dell’Angelo attribuito a Giotto, conservati nella chiesa di san Pietro Ispano. A Veroli, invece, la basilica di santa Salomè ospita la settecentesca Scala Santa, replica
di quella Lateranense, a Roma.

Spettacolo della natura
La millenaria presenza dell’uomo, in Ciociaria non ha mai cancellato le bellezze naturali. Anzi, le ha esaltate. Come nel paese di Isola del Liri che deve il suo nome ai due rami del fiume che abbracciano il centro storico e alle due cascate che essi formano a strettissimo contatto con le abitazioni. In particolare la spettacolare Cascata Grande che compie un salto verticale di 30 metri nel cuore del paese. La vicina Valle dell’Amaseno è invece nota per i suoi pascoli e gli allevamenti allo stato semibrado di bufale, pecore e capre da latte. Le bufale forniscono la materia prima per le celebri mozzarelle, la ricotta, gli stracchini e i piatti di carne come lo spezzatino cotto nel vino. Dal latte di capra si ricava invece il gustoso marzolino, fresco o stagionato, dal gusto incomparabile. Prodotti da gustare e acquistare al caseificio della cooperativa La Stella di Amaseno di Patrica. Il segreto di tanta prelibatezza? Freddi venti di montagna e tiepide brezze marine si alternano qui creando un microclima ideale per lo sviluppo delle erbe aromatiche che entrano nella dieta degli animali. Molti altri i prodotti gastronomici, a cominciare dai vini, molti dei quali autoctoni. Tra i piatti, spiccano quelli di pasta come i Fini fini alla ciociara, sottili tagliatelle con condimento di pomodori, cipolla, sedano e basilico, e il ricco Timballo di Bonifacio VIII, con funghi, pancetta, uovo, pecorino e verdure. Tra i dessert, il Panfrutto di Ferentino e i delicati Amaretti di Guarcino.

Ciak, si gusta

Uova Stregate
Sembra un comune uovo alla coque, in realtà è un dessert dal gusto inimitabile. Un dolce al cucchiaio ottenuto con crema di latte, vaniglia, pasta genovese e un goccio di liquore. Riscoperte dalla pasticcera Maria Martino
(www.ledeliziedimaria.net) da un’antica ricetta del 1870 che le suore benedettine usavano in occasione della Pasqua. Visitare la patria di Cicerone e non assaggiarle è come non esservi mai stati.

l Gonfalone di Arpino
Ad agosto, 50a edizione del Palio dei quartieri e delle contrade con giochi e gare come la Corsa delle carriole, quella degli asini, canti e balli in costume tradizionale e la Corsa con la Cannata.
Si tratta di una gara solo femminile che consiste nel percorrere le tortuose e scoscese vie del paese con le ciocie ai piedi e sul capo un’anfora colma d’acqua del peso di 12 kg. Ovviamente bisogna arrivare al traguardo senza farla cadere. Una sorta di prologo al Gonfalone si tiene il 13 giugno con il nome di Costume Ciociaro.

Certamen Ciceronianum
Chiunque abbia studiato un po’ di latino sa che l’idioma classico per eccellenza è quello utilizzato nei suoi testi da Marco Tullio Cicerone. Motivo per cui nella sua città natale ogni anno si svolge una prova di traduzione e commento cui partecipano centinaia di studenti dell’ultimo anno di liceo provenienti da tutto il mondo.

 

C’è una strada nel bosco
Il fiume Melfa fa da collegamento tra la valle del Liri e quella del Comino. Lungo lo stretto canyon del fiume, in una vegetazione intatta e pozze d’acqua cristallina, corre una strada asfaltata di 14 km chiusa al transito delle auto che va da Roccasecca a Casalvieri. È il cosiddetto Tracciolino, paradiso per chi pratica trekking o mountain bike. Paradiso anche per canoisti e birdwatcher, data la presenza di numerose specie di uccelli tra cui una coppia di aquile. Al percorso del Tracciolino può essere associata la salita alla chiesa della Madonna di Canneto e all’Eremo di Santo Spirito, scavato nella roccia.

 

Acque salutari
Ne soffrirono papa Bonifacio VIII e il sommo Michelangelo e vennero qui a curarsi, con l’acqua delle sorgenti che oggi portano il nome del pontefice ciociaro. Allora era chiamato mal della pietra, oggi si parla di calcoli renali. Fiuggi è il centro della
Ciociaria più noto al mondo proprio per le acque depurative, scenografia anche del film 8 e mezzo (1963) di Federico Fellini. Ogni anno il centro termale ospita la manifestazione chiamata Estate fiuggina con appuntamenti ricreativi, culturali e sportivi, concerti, balletti e teatro.

 

Al cinema la Ciociaria resterà sempre legata al film
La ciociara (1960) di Vittorio De Sica, dal romanzo di Alberto Moravia, con Sofia Loren che ottenne l’Oscar per la sua interpretazione.
Molto legato a questa regione fu sempre il regista, nato a Sora nel 1901, dove tornava spesso e dove esiste ancora la casa natale.
Altri due grandi attori sono nati da queste parti: Saturnino (Nino) Manfredi (Castro dei Volsci, 1921) e Marcello Mastroianni (Fontana del Liri, 1924). Con Mastroianni e
Massimo Troisi, nel 1989 Ettore Scola gira ad Arpino il film Splendor, ambientato nel mondo dei cinema di provincia. Di Mastroianni si conosce anche la debolezza per un tipico piatto locale, le sagne che l’attore preferiva nella variante con i ruschi (asparagi selvatici) al posto dei cannellini di Atina.